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Educare gli adulti


Domenica ero in spiaggia, finalmente qualche ora di sole… nonostante ci fossero tanti ombrelloni liberi, quello vicino al mio era occupato da una famiglia (genitori, nonni e due figli), uno dei figli era una bambina che avrà avuto 3 o 4 anni al massimo.
Il nonno acquista delle patatine per la bambina. Al suo ritorno, sia la nonna che la madre hanno iniziato a chiedere insistentemente alla piccola di ringraziare il nonno per il gesto, ma la bambina si rifiutava e piangeva per la fame, più la bambina piangeva più la mamma insisteva affinché ringraziasse, arrivando a minacciare la bambina che non le avrebbe dato le patatine finché non avesse detto grazie al nonno. 

Immaginate i pianti della bambina e il mio sistema nervoso….


Analizziamo i fatti: miei cari genitori dovete sapere che i bambini così piccoli non hanno le capacità cognitive di comprendere il valore del grazie (d’altronde neanche qualche adulto) perché a quell’età, secondo Piaget, si trovano in una fase preconcettuale, caratterizzata da un pensiero egocentrico, dove pensano che tutti conoscano il loro pensiero e il loro bisogno. Solo dopo, verso gli 11-14 anni, entrano in una fase delle operazioni formali (Piaget), con lo sviluppo di un pensiero ipotetico deduttivo, iniziando a riflettere sulle conseguenze delle loro azioni, del valore di un loro gesto su gli altri.


Quindi è inutile insistere…


Le azioni che i bambini imparano prima di quell’età sono per lo più d’imitazione, un processo di modellamento, lo fanno perché hanno visto che si fa così. 

Quindi, in una bambina così piccola bisogna prima appagare il suo bisogno di mangiare (sfido chiunque sia affamato dare retta a qualcuno, e non sia suscettibile, pensate ad una bambina) solo dopo che si è tranquillizzata e appagato il suo bisogno primario (Maslow, 1954) (necessario alla sopravvivenza) si invita a ringraziare, modellandosi ad un modo di fare
insegnato dall’adulto.

Inoltre come pensate che siano state percepite la mamma e la nonna di questa bambina?
Come due che non si occupano di lei e dei suoi bisogni, che la fanno soffrire, perché i bambini interpretano la realtà, in quanto, come detto prima, non hanno sviluppato tutte le capacità cognitive. Se gli adulti di riferimento continueranno a non dare importanza ai bisogni della bambina, creeranno una ferita che accompagnerà quella bambina anche da
adulta, come ad esempio potrà sviluppare un pensiero su di lei in cui non si sentirà importante.


E poi, diciamocelo… non si disturbano i vicini di ombrellone…